Ma cosa è un palazzo della regione?

Origine del nome

In Italia ci sono una decina di edifici chiamati “Palazzo della Ragione”. Ma cosa vuol dire? Cosa sono i Palazzi della Ragione?
Si tratta di grandi edifici pubblici di origine medioevale adibiti all’amministrazione delle città comunali. Ospitano grandi saloni, spesso riccamente decorati, dedicati alle riunioni delle cariche governative a capo delle città.
Erano spesso anche sede dei tribunali dove i cittadini si rivolgevano per perorare le loro “ragioni” da cui il nome dei palazzi. Un’altra versione fa derivare l’etimologia del nome dal fatto che i palazzi ospitassero anche gli uffici delle tasse. Questi uffici erano chiamati anche ragionerie, da cui “Ragione”.

Nella nostra collezione 3D Postcard ne abbiamo riprodotti due in miniatura: Verona e Padova. Ecco le loro storie.

Il Palazzo della Ragione di Verona

La storia

Nel 1117 un devastante terremoto rase al suolo la città di Verona. Oltre a far crollare l’anello esterno dell’Arena, dandogli la forma che si vede ancora oggi, il sisma distrusse quello che era l’antico foro romano. Su quelle rovine venne edificato il primo nucleo del Palazzo Comunale che nel XIV secolo, sotto la dinastia Scaligera, divenne il tribunale. Con la dominazione veneziana il palazzo assunse sempre più questo ruolo; alla fine del ‘400 ospitava solamente il tribunale, gli uffici giudiziali e le carceri. E’ in quel periodo che iniziò ad essere chiamato Palazzo della Ragione.
Nei secoli successivi ospitò un mercato, nel cortile interno, botteghe, abitazioni e magazzini di sali e tabacchi. Ad inizio ‘800 il primo nucleo dell’Accademia di Belle Arti. Oggi, dopo un lungo restauro, ospita la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.

Architettura e curiosità

L’edificio come lo vediamo oggi è frutto di una serie di rimaneggiamenti. La parte più antica era un edificio austero con almeno tre torri di cui oggi rimane solo la Torre dei Lamberti. La Torre svetta per 84 metri e ospitò la prima campana della città. Venne rialzata nel ‘400 dai veneziani dopo che un fulmine l’aveva danneggiata. Un grande orologio segna le ore dal 1779.
Il resto dell’edificio ha subito notevoli interventi in seguito a tre incendi devastanti, nel 1218, 1541 e 1723. Le parti più antiche sono visibili sul lato di Via della Costa, dove le pareti sono decorate da un motivo a righe alterne di pietre e mattoni. Una curiosità: entrando in Via della Costa da Piazza delle Erbe si passa sotto un arco di collegamento con l’edificio adiacente. Sotto l’arco penzola un gigantesco osso legato ad una catena. Forse una costola di Balena o un antico fossile di Ittiosauro? Una preda di guerra riportata dai soldati di ritorno dalle Crociate in Terra Santa? L’insegna di una antica farmacia? O i resti mortali del Diavolo caduto sulla terra?

Il Palazzo della Ragione di Padova

La storia

Questo Palazzo venne costruito come sede del tribunale della città nel 1218, su un’area già densamente urbanizzata. A 7 metri di profondità, sotto il piano stradale, è stata scoperta una domus romana e oggi sono visitabili gli antichi mosaici che ne decoravano i pavimenti.
Un secolo dopo, all’inizio del ‘300, Giovanni degli Eremitani, lo modificò, sopraelevandolo e costruendo il tetto che si vede ancora oggi.
Il Palazzo si trova tra due piazze, delle erbe e della frutta, da secoli il centro commerciale della città. Il palazzo è anche connesso, da un corridoio sospeso, con l’adiacente Palazzo Comunale, la Torre degli Anziani e Palazzo Moroni, sede del Comune.

Un tetto… navigante!

La copertura del Palazzo della Ragione fu affidata a Giovanni degli Eremitani nel 1306. Giovanni aveva sviluppato una particolarissima copertura detta a “carena di nave rovesciata”. Si tratta di una volta autoportante con archi in legno a sesto acuto ricoperta con lastre di piombo. Questa soluzione permise di coprire il salone con un tetto privo di colonne o pilastri. Se nel salone vi mettete a testa in su vi sembrerà proprio di essere dentro una nave!
Non vi distraete troppo però, perché nel salone sono ospitate anche due sfingi egizie portate da Giovan Battista Belzoni, avventuriero padovano che fu il primo ad entrare nella Piramide di Chefren. E se evitate le sfingi, attenzione alla Pietra del Vituperio dove, fin dal ‘200, si sedevano i debitori insolventi vestiti solo di camicia e mutande per rinunciare a tutti i loro beni in favore dei creditori.

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